lunedì 13 aprile 2020

CORDOGLIO PER LA SCOMPARSA DI GUIDO BERNARDI

Commossi e turbati gli aderenti a Sinistra per Urbino porgono le condoglianze ai familiari per la scomparsa del caro Guido.
In questo momento di lutto ne ricordano il suo impegno nel Partito Comunista Italiano e, dopo il suo scioglimento, la costante preoccupazione per il decadimento socio culturale di cui non sapeva darsi ragione e la dedizione affinché i valori di sinistra, democratici, costituzionali e antifascisti rimanessero sempre vivi nel tessuto sociale e intellettuale urbinate.

Riportiamo un ricordo del compgno Ermanno Torrico della figura di Guido.
 UN RICORDO DI GUIDO BERNARDI

Sapevo che le sue condizioni si erano aggravate e tuttavia speravo che potesse venirne fuori. Piange il cuore che se ne sia andato così, senza avere accanto nessuno, senza potergli portare un ultimo saluto. Con Guido ho condiviso più di cinquant’anni di un’amicizia che era diventata fratellanza. Per me era un punto di riferimento imprescindibile per la sua intelligenza e curiosità intellettuale mimetizzate dietro un’ apparente scontrosità con cui nascondeva la timidezza.
Aveva quasi dieci anni più di me ed io lo ammiravo da lontano perché per un ragazzo, allora, era difficile relazionarsi con un adulto vero. Poi una serie di coincidenze dovute al fatto che insegnavamo nel 1967 in due sedi scolastiche vicine consentendoci qualche volta di viaggiare insieme, e nell’estate del 1969 un viaggio in auto a Monaco di Baviera in cui mi aveva chiesto di accompagnarlo e che invece di tre giorni durò tre settimane fino a Berlino, Varsavia, Cracovia, accese la scintilla della reciproca simpatia e poi di una amicizia che mi ha consentito di frequentare la sua casa, di conoscere sua moglie Paola e ho visto nascere e crescere i suoi figli, Rosa, Valerio, Giovanna.
A metà degli anni Settanta abbiamo condiviso una stagione che ci vedeva impegnati nella battaglia politica con il PCI, anni di grandi speranze per il rinnovamento della società italiana, ma terribili per i rigurgiti del neofascismo, le trame nere, la “strategia della tensione”, il pericolo del terrorismo e le perplessità che nutrivamo sul “compromesso storico” fino al suo abbandono per l’ “alternativa democratica” passando per la tragedia del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro.
L’interesse di Guido allora si rivolse all’America Latina e alla “teologia della liberazione che lo spinse ad intraprendere dei lunghi viaggi per conoscere sul terreno quella complessa realtà. Per un periodo è stato poi segretario della sezione del PCI di Piansevero e portavoce della linea “ingraiana” di opposizione alla svolta della Bolognina voluta dal segretario del partito Occhetto che visse in modo drammatico come molti militanti comunisti.
Da allora, progressivamente, rimase un comunista senza tessera. Sempre aperto al confronto e appassionandosi in seguito ai problemi più strettamente culturali e alle derive polico-amministrative della città. Una passione che aveva portato anche nella sua attività di libraio perché la libreria diventasse un luogo di incontro e di confronto culturale. Lo faceva da persona colta e fino all’ultimo si è lasciato affascinare dall’analisi intellettuale dei problemi che concepiva come condizione indispensabile per costruire qualsiasi progetto.
Amava Urbino e viveva con rammarico e preoccupazione la sua decadenza. E tuttavia con rinnovato entusiasmo aveva trasformato il locale di via Mazzini, in passato luogo di lavoro del fratello Mario, nella “Casa di Mario” per ospitare gratuitamente eventi culturali e artistici. Vorrei che la città apprezzasse questo suo gesto conservandone il ricordo.
Ermanno Torrico