giovedì 16 giugno 2022

IL FLOP DEL REFERENDUM, UNA SCONFITTA PER LE FORZE CHE PROPONEVANO UN MAGGIOR LIBERISMO GIURIDICO.

 Il risultato referendario è stato un grande flop per i proponenti e i partiti che l'hanno appoggiato. La percentuale nazionale tocca appena il 20% senza raggiungere il traguarda del 50% più uno che ne avrebbe sancito la validità. Una consultazione che è stata rifiutata dai cittadini italiani. Ad Urbino i votanti toccano appena il 16,55% degli aventi diritto nonostante l'appello al voto del sindaco e l'attacco alle forze che disertavano le urne (unica Sinistra per Urbino), a Pesaro il 16,4%, a Fano il 15,55, nelle vicine Fermignano il 14,13% e Urbania  il 14,73%, in Provincia il dato ha toccato complessivamente il 16,55%. Un totale fallimento. Mai percentuali così basse erano state raggiunte nella storia della Repubblica, a dimostrazione della loro impopolarità e della incapacità  di toccare gli interessi e i sentimenti della popolazione. Sinistra per Urbino ha ben interpretato l'elettorato e ha fatto bene ad invitare a disertare i seggi. Così quanti soldi sono pubblici sono stati buttati letteralmente in un momento di grave crisi economica e con la recessione alle porte? L'elettorato ha compreso che questi referendum costituivano una specie di rivalsa e punizione nei confronti di quei magistrati e dei loro continuatori che dagli anni 80 si sono impegnati contro quel sistema politico affaristico mafioso che aveva contraddistinto la Storia dell'Italia fino a quel momento e avevano cercato di costituire un argine al livello parossistico raggiunto dalla degenerazione, dalla  corruzione, dal malaffare, dal clientelismo, dalla collusione con la mafia ("i pretori d'assalto", "mani pulite", i magistrati in prima linea contro le mafie). Non è un caso che tra i sostenitori dei quesiti referendari c'erano le forze politiche e i personaggi che più erano stati coinvolti nel malaffare scandalistico, anche fino a poche ore prima della stessa consultazione amministrativa abbinata ai referendum. Sul piano normativo si mirava a rendere ancora più agevole la strada  per gli affaristi, politici, imprenditori, mafiosi, avvezzi al malaffare.

Gli italiani hanno detto chiaramente ai politici in cerca di rivalse, di rifare la storia in nome di un revisionismo storico degli ultimi trent'anni, NON CI STIAMO !! Inoltre hanno voluto bocciare un abuso del sistema referendario sancito sì dalla nostra Costituzione, ma il cui ricorso ricorrente con una valanga di quesiti, spesso incomprensibili per i non addetti ai lavori, rischia di depotenziare un strumento di fondamentale importanza di democrazia diretta.  

Ora si accampano i pretesti più vari per cercare giustificazioni di un'operazione fallita, impopolare e di restaurazione per ripristinare garanzie alla politica collusa, ai personaggi dei grandi monopoli, della grande finanza e della mafia di poter tornare ad avere mano totalmente libera con i loro loschi affari illegali. Si ricorda che nel 2011 il quorum del 50% fu abbondantemente superato nel referendum per l'acqua pubblica, ignorato e boicottato dalle tv di regime e dai giornaloni, e da quegli stessi partiti che ora hanno promosso e sostenuto i referendum sulla giustizia. Quelle stesse forze politiche che parlano di "giustizia giusta" hanno disatteso, ignorato e boicottato il risultato referendario in tutti questi anni, perché il risultato andava incontro alle esigenze e agli interessi delle classi popolari e lavoratrici, e invece contro il profitto delle grandi imprese monopolistiche. 

Il referendum sull'acqua pubblica e il suo risultato sono  un tipico esempio di come le forze liberali e liberiste interpretano il rispetto delle consultazioni popolari: si accolgono quando ratificano i propri interessi, si boicottano quando cercano di limitarne i poteri.   

Il Pd alle amministrative non riesce ad invertire un trend elettorale che vede la destra in testa e candidarsi alla guida del Paese.  Un pericoloso campanello di allarme per le sue politiche guerrafondaie,  antisociali e in favore delle classi abbienti e del grande capitale finanziario e industriale 

Importante la vittoria della sinistre in Francia, dove la coalizione, "la France Insoumise" (La Francia che non si sottomette) guidata da Melenchon e formata da forze comuniste,  da ambientalisti, ecologisti e socialisti fuoriusciti dal decrepito Partito Socialista,  ha ottenuto il 25,66, contro il 25,75% di Macron. Una pesante bocciatura per quest'ultimo, un esempio da seguire per le sinistre italiane. 

Il flop del referendum, una sconfitta per le forze che proponevano un maggior liberismo giuridico (vivereurbino.it)



venerdì 10 giugno 2022

BOICOTTARE I REFERENDUM (SOSTENUTI DA LEGA, RADICALI, BERLUSCONIANI E RENZIANI) CHE PREMONO VERSO L'IMPUNITÀ DEL MALAFFARE E LA TUTELA DEI RAPPORTI LOSCHI FRA POLITICA ED ECONOMIA

 Sinistra per Urbino, perché NON andare a votare ai quesiti referendari del 12 giugno

Che la Giustizia in Italia abbia tante lacune e  immensi difetti è come scoprire l’acqua calda. Le leggi e la loro

applicazione hanno un’evidente impronta di classe come suggerisce la composizione sociale dei detenuti nelle carceri in gran parte appartenenti al mondo dell’emigrazione e dell’emarginazione sociale. Una sorta di cartina di tornasole delle diseguaglianze. I referendum, proposti da cinque Consigli regionali di centro-destra, non si propongono, come si vuol far credere, di correggere le storture del nostro sistema giudiziario, ma solo di tutelare  il ceto politico e i cosiddetti “colletti bianchi” dal controllo di legalità. Una prassi sempre esistita fino a diventare clamorosa  con il berlusconismo che  ha provocato decine di leggi ad personam per consentire al cavaliere di Arcore di sottrarsi ai processi ed evitare condanne con scandalose prescrizioni. E non è un caso che oggi siano ancora quelle stesse forze politiche, a cui si  è aggregato il plurinquisito Renzi, a sostenere i quesiti referendari. I referendum proposti mirano dunque ad aggravare gli aspetti più deteriori  del nostro sistema giudiziario a scapito della  moralità pubblica e delle regole di convivenza civile.Il quesito per abolire la Legge Severino vorrebbe, ad esempio, abolire la norma che prescrive l'incandidabilità al Parlamento e a cariche pubbliche per coloro che siano incorsi in condanne giudiziarie. É una misura di tutela e di deterrenza per le istituzioni in un paese dove la corruzione, gli scandali finanziari, la grande evasione fiscale,  la malavita organizzata e le mafie svolgono un’attività criminale che condiziona gli indirizzi delle politiche nazionali e locali. 

Il quesito sulla separazione delle funzioni tra magistratura  inquirente e magistratura giudicante vale a dire tra Pm e giudici, premessa alla separazione delle carriere,  è un vecchio cavallo di battaglia della destra berlusconiana che porta di fatto  ad allontanare il Pm dalla  giurisdizione per schiacciarlo sulle esigenze di polizia e del   governo con un grave vulnus della separazione dei poteri prevista dalla  Costituzione.  Il terzo quesito riguarda l'abolizione delle misure cautelari, che mirano ad impedire la reiterazione del reato. La vittoria di questo quesito comporterebbe quindi un grave rischio per la collettività, permettendo la reiterazione del reato e l'inquinamento delle prove. 

Gli altri due referendum sono inutili e risibili. Uno mira ad abolire la raccolta di firme tra 25 e 50 per candidarsi al Csm. Lo scopo sarebbe quello di eliminare le correnti, additate dopo il caso Palamara, come la causa del marcio in magistratura. In realtà nessuno garantisce che abolire il limite delle firme impedisca la formazione delle correnti. Il male della magistratura non risiede nelle correnti, bensì nel sistema di corruzione e di clientelismo diffuso in tutte le istituzioni italiane, che ha inquinato anche la magistratura. Quindi bisogna intervenire e rafforzare gli organi e gli strumenti di vigilanza che presiedono al corretto funzionamento delle istituzioni, e della magistratura perchè siano preservate da corruzione, clientelismi e giochi di potere. Solo una continua e coerente lotta alla corruzione e al clientelismo può garantire una corretta funzionalità della magistratura. L'ultimo quesito riguarda l’abolizione della norma che prevede la non partecipazione degli avvocati e dei professori universitari nei Consigli giudiziari in merito alle decisioni che riguardano lo status dei magistrati ordinari. In questo caso si vorrebbe colpire il corporativismo dei magistrati, ma in realtà si rischia di introdurre un ulteriore sistema di clientelismo e favoritismo per la presenza dell'avvocato di un dibattimento nella commissione valutativa che potrebbe condizionare il giudice nella  sentenza in vista di una propria promozione retributiva.

Per tutti questi motivi Sinistra per Urbino, per lanciare un chiaro segnale contro le mafie, la corruzione, l'illegalità delle classi privilegiate, invita gli elettori ad esercitare il diritto di NON andare a votare per non raggiungere il quorum e invalidare i quesiti referendari, oppure, per chi volesse recarsi al seggio, a votare NO a tutti e cinque i quesiti.




lunedì 6 giugno 2022


 

No alla guerra, no al riarmo, no al fascismo! Comunicato stampa di Sinistra per Urbino in occasione del prossimo 25 aprile

 Sinistra per Urbino partecipa alle iniziative ufficiali del prossimo 25 aprile per l’anniversario della Liberazione nazionale dal fascismo e dall’occupazione nazista facendo propria la posizione espressa sin dal primo momento dall’Anpi a proposito della guerra in corso:

«La Segreteria Nazionale dell'ANPI condanna fermamente l'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione Russa. È un atto di guerra che nega il principio dell'autodeterminazione dei popoli, fa precipitare l'Europa sull'orlo di un conflitto globale, impone una logica imperiale che contrasta col nuovo mondo multipolare, porta lutti e devastazioni. La Segreteria Nazionale dell'ANPI auspica che non si avvii una ulteriore escalation militare come reazione all'invasione, che si lavori per l'immediato cessate il fuoco riaprendo un canale diplomatico, che l'Italia rimanga fuori da ogni operazione bellica nel pieno rispetto dell'art. 11 della Costituzione, che l'Unione Europea, la Russia, gli Stati Uniti d'America e la Nato ripensino criticamente ad una politica che negli ultimi 15 anni ha determinato crescenti tensioni e incomprensioni».


Facciamo nostre, però, anche le severe parole di papa Francesco:

«Io mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono impegnati a spendere il due per cento del Pil nell’acquisto di armi, come risposta a quanto sta succedendo. Pazzia! La vera risposta non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo ormai globalizzato, un modo diverso di impostare le relazioni internazionali».


Infine, ci riconosciamo anche nella posizione equilibrata della Cgil:

L’uso delle armi non può rappresentare una via di uscita. La Cgil ha chiesto al Governo italiano, all’Unione Europea e ai Paesi membri di impegnarsi in una politica di neutralità attiva che possa imporre il cessate il fuoco e riaprire la strada del dialogo, rilanciando le trattative sulla riduzione degli armamenti, ristabilendo un clima di distensione e cooperazione e difendendo il diritto alla pace e all’autodeterminazione dei popoli. La guerra non si ferma inviando armi al popolo ucraino, ma inviando l’Onu, che è nato dopo la Seconda guerra mondiale proprio per impedire la guerra. Allo stesso tempo è arrivato il momento del disarmo e di ridurre le spese militari».

Respingendo ogni provocatoria equiparazione tra la Resistenza partigiana che ha liberato l’Italia e l’Europa dal nazifascismo e quanto sta accadendo in Ucraina, il 25 aprile parteciperemo dunque al corteo ufficiale e alla manifestazione in Piazza della Repubblica portando le nostre bandiere, le bandiere storiche del movimento operaio e le bandiere della pace.