mercoledì 10 maggio 2023

LA POLITICA DEI RIFIUTI IN PROVINCIA TRA CAOS, PROFITTI E SPECULAZIONE



 LA POLITICA DEI RIFIUTI IN PROVINCIA TRA CAOS, PROFITTI E SPECULAZIONE

In un'assemblea di qualche anno fa a Montesoffio, il sindaco Gambini e l'a.d. di Mms annunciarono tronfi che nel giro di brevissimo tempo la nostra Provincia avrebbe dato l'addio alle discariche per una moderna e tecnologica politica dei rifiuti. Ad oggi ci troviamo invece in una situazione di massima confusione.

Il Biodigestore programmato a Talacchio dovrebbe trattare 105mila tonnellate di rifiuti all'anno con un traffico di 14mila autocarri, sconvolgendo la vita, l'ambiente e la salubrità dei residenti della frazione di Vallefoglia. E’ lo stesso  Biodigestore che il sindaco Gambini voleva affibbiare a Canavaccio provocando la ferma reazione dei residenti della frazione. Ma altrettanto dura è stata l'opposizione dei residenti di Talacchio, che ha costretto la Giunta Ucchielli a fermare il progetto e messo in imbarazzo quelle associazioni ambientaliste che l'avevano sostenuto. Più che valide le ragioni della popolazione di Talacchio, visto che il progetto sovrastimato avrebbe trasformato la piccola frazione in un centro di  raccolta dei rifiuti interregionale.

Un altro Biodigestore si vuole imporre nella zona di Barchi, per il trattamento di 50mila tonnellate di rifiuti, provocando anche qui la reazione dei residenti e dei Consigli Comunali della zona.

Ma non è finita. Ora spunta il progetto di una mega discarica a Riceci più grande di quella di Ca΄Asprete e Ca΄ Lucio messe assieme, in un‘area paesaggistica molto bella che venne scelta per lo sponsor di promozione turistica di Dustin Hoffman da parte della Regione Marche.

Anche qui forte e puntale è stata l'opposizione delle popolazioni residenti che nel giro di pochi giorni hanno raccolto l'adesione di più di duemila firme.

Basta  considerare l'entroterra come la pattumiera della provincia! I centri raccolta rifiuti siano ubicati nelle zone di più alta densità di popolazione che producono la quantità maggiore e si avvii una seria politica di raccolta differenziata e di economia circolare, senza continuare a scavare buche o devastare intere vallate.

Intanto, mentre si programmano nuovi centri di rifiuti e le bollette aumentano, il Cda di Marchemultiservizi si vota pingui aumenti di stipendio. Questi aumenti votati da tutti i sindaci, Pd in maggioranza, ma anche col voto dei sindaci della destra e una sola astensione, ha suscitato una generale reazione di protesta nell'opinione pubblica. Anche il sindaco Gambini si è schierato a favore e ha difeso questi aumenti con il rappresentante urbinate nel Consiglio di Mms. Gli stessi partiti dei sindaci di appartenenza membri del CdA che ha votato "pro domo sua", hanno poi smentito questo voto scandaloso chiedendo una nuova riunione e una nuova votazione. Questo tira e molla non è sufficiente. Nel Cda di Mms deve cambiare qualcosa e i rappresentanti dei Comuni devono essere sostituiti perché questa azienda pubblica acquisti un minimo di credibilità. Soprattutto, la gestione dei rifiuti deve tornare interamente in mano pubblica e i profitti dell'azienda devono avere una totale ricaduta sulla diminuzione dei costi delle bollette, oggi insostenibili per i consumatori, e nella migliore qualità dei servizi, non per essere spartiti tra i componenti del Cda.




Il negazionismo antifascista del Sindaco Gambini

 COMUNICATO DI SINISTRA PER URBINO

Il negazionismo antifascista del Sindaco Gambini

Il Consiglio comunale del 27 aprile ha discusso l’odg presentato da Pd e Viva Urbino, sottoscritto anche da Sinistra per Urbino e Anpi, che chiedeva la condanna delle esternazioni del presidente del Senato La Russa che hanno suscitato l’indignazione  di tutti i rappresentanti delle forze politiche democratiche e la richiesta di dimissioni per  mancanza di sensibilità istituzionale, atteggiamenti provocatori e parole insultanti contro l’Antifascismo e la Costituzione.

Nel corso della discussione sono intervenuti i capigruppo della maggioranza e il consigliere aggiunto in rappresentanza dell’Ateneo che di fatto alla razionalità politica e alle verità della storia hanno anteposto l’appartenenza partitica e premiato il dirigismo scomposto del sindaco che si è reso protagonista di dichiarazioni false e vergognose accusando l’Anpi e la Sinistra di “fomentare l’odio e di istigare alla violenza”. Il riferimento era al contenuto dell’intervento  pronunciato nel corso della manifestazione pubblica del 25 aprile dal presidente dell’Anpi Cristiana Nasoni. 

Un comizio quello del primo cittadino in cui era trasparente il livore e una faziosità indegna che un consesso democratico non dovrebbe tollerare. Secondo Gambini, da novello Fukuyama, non solo sono ormai finiti il fascismo e l’antifascismo ma la storia stessa. Oggi - ha detto - è il tempo del fare non delle divisioni anacronistiche fomentate dall’Antifascismo e dalla Sinistra perché la gente  è  stanca di tante discussioni su un episodio come la Resistenza  avvenuto ottant’anni fa. 

Parole in libera uscita che di fatto mettono in discussione la dialettica democratica e i valori del dettato costituzionale. La sua parabola politica successiva all’incontro di  Arcore si è spostata ancora di più a destra. La cifra è quella di una destra reazionaria, nel senso letterale del termine, che si appresta a devastare gli assetti  istituzionali, che propone l’elezione diretta del capo dello Stato e del presidente del Consiglio e la concentrazione dei poteri a favore dell’esecutivo.

Se c’è qualcuno che divide ed eccita all’odio e alla contrapposizione è proprio lui perché come tutti gli “uomini fatti da sé”, che rivendica in ogni occasione, nutre un’autostima ipertrofica e vorrebbe ascoltare solo gli applausi e nessuna critica perdendo i contatti con la realtà. Non sono state da meno la forze politiche della maggioranza che hanno respinto l’odg illustrato dal consigliere del Pd Carolina Borgiani. Si sono ascoltate dichiarazioni fantasiose come quella che non si possono chiedere le dimissioni di La Russa in quanto il Senato è un organo dello Stato e quindi  sarebbero una manica di incompetenti i senatori di Sinistra italiana e Verdi che invece  hanno invitato  La Russa a dimettersi e raccolto centomila firme per chiederne le dimissioni.

Una brutta pagina che arricchisce il già ben fornito zibaldone in materia di questi amministratori.

Pubblichiamo ancora l’intervento del presidente dell’Anpi Cristiana Nasoni pronunciato nel corso della manifestazione del 25 Aprile in Piazza della Repubblica e la registrazione del dibattito sull’odg presentato dalle opposizioni (dal m. 1:38 al m.2:24)

LA RESISTENZA PATRIMONIO COMUNE

Intervento del Presidente dell’Anpi di Urbino, Cristiana Nasoni, nella pubblica manifestazione del 25 Aprile in Piazza della Repubblica

Nel primo governo di destra dalla caduta del nazi-fascismo ci troviamo, oggi 25 aprile 2023, a dover ancora una volta difendere in tutte le piazze i valori dell’antifascismo che improntano la nostra Costituzione democratica e sociale. Nella XII Disposizione transitoria e finale della Costituzione è scritto: «E' vietatala ricostituzione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista». E’ dunque palesemente falsa la presa di posizione del presidente del Senato, Ignazio La Russa il quale ama giocare con le parole. La Costituzione è antifascista dal primo all’ultimo articolo, come antifascisti furono tutti i e tutte le costituenti. Il Presidente del Senato porta avanti un disegno di stravolgimento della Carta, di falsificazione storica e attua un tentativo di divisione degli italiani venendo meno al suo ruolo istituzionale. Non si può che sottoscrivere la richiesta di alcune forze parlamentari e dell’Anpi che hanno chiesto le dimissioni del suddetto da presidente del Senato dopo le sue parole su via Rasella, e bene hanno fatto i vertici dell’Anpi di Milano a chiarire che quest’anno non saranno invitati i presidenti di Camera e Senato sul palco per le celebrazioni del 25 aprile. Nel frattempo la Russa andrà a Praga a commemorare Jan Palach compiendo un salto acrobatico con la colpevole dimenticanza di cosa sia la festa della Liberazione, la nostra Liberazione! 

Noi non dimentichiamo l’oscuro passato di La Russa! Ma ricordiamo a lui e ai membri del suo partito, cominciando dalla Presidente del Consiglio, le tanti stragi nazifasciste consumate in Italia: furono i questori fascisti a fornire ai nazisti le liste degli Ebrei da deportare nei campi di sterminio, fu il Questore fascista di Roma Pietro Caruso a redigere la lista dei prigionieri politici da assassinare alle Fosse Ardeatine. Non dimentichiamo che la lotta contro i partigiani era condotta anche da altri italiani, i fascisti, che guidavano i tedeschi nei rastrellamenti che tanti eccidi hanno provocato. Tanti eccidi di cui le vittime furono non solo i partigiani, ma soprattutto i civili, per lo più anziani, donne e bambini: Per esempio, in Toscana sono morti 4500 civili, in Emilia Romagna 4.800, di cui 830 solo a Marzabotto, di cui molte arse vive, nelle Marche 689, in Lombardia 1239, in Piemonte 3102, nel Veneto 2317, nel Lazio 1239, di cui 335 vittime tra civili e militari italiani, prigionieri politici, Ebrei e detenuti comuni, uccisi per rappresaglia. In totale su tutto il territorio italiano le vittime sono state 24.442. Una scia di morte che l’esercito nazista con la collaborazione dei fascisti della Repubblica Sociale Italiana si lasciava alle spalle durante la ritirata, continuando ad uccide, saccheggiare, incendiare e devastare fino alla fine: gli ultimi episodi sulle Alpi sono del Maggio 1945. Né dobbiamo dimenticare la sorte di tanti partigiani e tante partigiane, imprigionati, torturati e uccisi a volte con l’impiccagione nelle pubbliche piazze, lungo le strade come monito per i civili, come toccò a molti partigiani che operavano nel Forlivese tra cui la combattente partigiana Iris Versari, il cui corpo esanime, assieme a quelli dei suoi compagni, fu appeso dimostrativamente due volte, una prima volta sotto i portici di Castrocaro Terme e successivamente ad un lampione in piazza Aurelio Saffi a Forlì (lei ferita, si era uccisa per non farsi catturare). 

L’antifascismo è l’indiscutibile paradigma costituzionale come è dimostrato dal fatto che proprio la citata XII Disposizione transitoria e finale della Costituzione consente lo scioglimento delle organizzazioni che si ispirano agli ideali fascisti e si pone alla base del divieto di una serie di altri reati d’odio. Reati come la discriminazione razziale e sessuale che sono alla base dell’azione dei fascismi e nazionalismi. Quindi le parole del ministro Lollobrigida (altro notevole esponente di questo governo) suonano altamente sinistre, in odore di suprematismo bianco e apertamente anticostituzionali. Non siamo più disposti a sopportare altro e chiediamo a tutti voi di ritornare a far sì che la politica partecipata e combattiva ritorni ad essere protagonista nella società, contro l’indifferenza e l’apatia che consentirono l’ascesa del fascismo in Italia. 

Prendiamo esempio dai e dalle resistenti, quelli che combattevano sulle montagne, nelle città, da chi organizzava sabotaggi e scioperi, da chi dava protezione a chi era perseguitato, da tutte quelle donne che chiedevano eguali diritti, una volta che la pace fosse stata conquistata. Lidia Menapace, partigiana, femminista, attivista, una donna che ha attraversato il novecento disse: «La Resistenza fu il più grande movimento di presa di coscienza politica che l’Italia abbia mai attraversato». Coscienza politica che dovrebbe essere parte del cammino di vita di tutti e tutte……

E allora buon 25 aprile a tutti e tutte: ai partigiani e alle partigiane che ci hanno resi liberi a tutti coloro che sono stati e sono antifascisti a tutte le persone che patiscono le conseguenze terribili della guerra in corso ai confini orientali dell’Europa e di tante altre guerre dimenticate nel mondo.