L’uscita dal
Pd di Lino Mechelli, che ha ricoperto
incarichi di prestigio nelle istituzioni urbinati, evidenzia la grave crisi in
cui si dibatte questo partito. Mechelli ha costituito un'associazione, “la
Citta Ideale”, ma senza uscire da quel partito che ora, viste le varie spinte
centrifughe, è costretto a richiamare all’ordine i dissenzienti e avviare un
processo di normalizzazione. È evidente la crisi politica e di dirigenza di
questo partito, che spinge varie figure rappresentative che non si rassegnano
alla burocratica e anagrafica rottamazione renziana, a ricercare vie autonome e
ibride tra la costituzione di un partito parallelo e un generico
associazionismo. Alla ricerca di una leaderschip che tenga unito un partito che
sta disgregandosi, il Pd ha cambiato persino il segretario. La sostituzione del
renzista Scaramucci con Santi, non accompagnata da una riflessione sulle
politiche degli ultimi anni, sembra più l’esito di lotte interne, piuttosto che
un cambiamento nelle scelte politiche, fedeli alla linea renziana. Infatti non
ci sono accenni autocritici sulle scelte amministrative delle ultime giunte a
guida Pd, di cui del resto Santi, ne ha sempre costituito un valido perno. Per
cui non si capiscono nemmeno le motivazioni del ribaltamento della segreteria,
se non come maquillage, la sostituzione
di un renzista di ferro con un renziano. L’ultima controversa vicenda della vendita delle quote pubbliche
di MarcheMultiServizi e di Megasnet ne costituisce un esempio: non furono per
primi il Pd pesarese e Ricci da presidente della Provincia a vendere le quote
pubbliche di MMS, per fare cassa, senza che il Pd locale sollevasse rilievi e
distinguo? Non sono stati i sindaci del Pd a votare la vendita delle proprie
quote di Megasnet,? Non è nei programmi del Pd la cessione a privati delle municipalizzate? Con quale coerenza si può
ora innalzare la bandiera della difesa dell’interesse pubblico nella vendita
delle quote di Megasnet e MarcheMultiServizi ?
È vero che
la città langue in una situazione economica, sociale e culturale preoccupante e
che la Giunta Gambini si è rivelata incapace di avviare quei cambiamenti
necessari e che la città si attendeva . Ma le ultime giunte Pd sono state
determinanti per precipitare la città in questo stato, sulle cui politiche il
Pd non ha avviato alcuna riflessione. Per il Pd la responsabilità è di Gambini
con la sua Giunta, che sicuramente ci ha messo del suo, ma si assolvono le
giunte precedenti, il cui operato venne sostenuto e attuato dagli odierni
dirigenti del Pd. Come è possibile dare credibilità a una simile classe
politica? Si illudono che gli urbinati non abbiano memoria? Per quanto riguarda
Mechelli (e il suo gruppo), è ormai
evidente che si trova a brancolare nel buio e nella confusione più totali: dopo
essere stato per decenni nel Pd, che - per noi in maniera impropria - si
definisce di sinistra, ora scopre che destra e sinistra sono termini privi di
significato, rifugiandosi così nel vecchio qualunquismo e populismo. Si parla
in termini generici e banali di giovani, di possibile rinascita della città,
senza indicarne le strade e gli strumenti. Ma in tutti quegli anni in cui ha
fatto parte delle amministrazioni comunali e dei vertici del partito di governo,
cosa faceva Mechelli per evitare che la città precipitasse ? Ora si presenta
come colui che avrebbe le soluzioni in mano, e pontifica genericamente sui mali
della città: ma cos’ha fatto quand’era assessore e nella maggioranza
consiliare? Nulla. E quali riflessioni ha tratto dalle politiche liberiste e
clientelari? Silenzio. Dobbiamo sperare che faccia qualcosa ora che non è presente
né in Consiglio e nemmeno in Giunta ? Solo
chiacchiere elettorali e di propaganda. Oggi questa epurazione. Domani toccherà a Londei, leader di quell’”Urbino
Capoluogo”, da cui ne erano usciti Mechelli e la sua “Città Ideale” rivaleggiando
in proposte e iniziative simili? La crisi nel Pd continua.
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