martedì 9 gennaio 2018

LA CRISI DEL PD E LA VICENDA MECHELLI



L’uscita dal Pd di Lino Mechelli,  che ha ricoperto incarichi di prestigio nelle istituzioni urbinati, evidenzia la grave crisi in cui si dibatte questo partito. Mechelli ha costituito un'associazione, “la Citta Ideale”, ma senza uscire da quel partito che ora, viste le varie spinte centrifughe, è costretto a richiamare all’ordine i dissenzienti e avviare un processo di normalizzazione. È evidente la crisi politica e di dirigenza di questo partito, che spinge varie figure rappresentative che non si rassegnano alla burocratica e anagrafica rottamazione renziana, a ricercare vie autonome e ibride tra la costituzione di un partito parallelo e un generico associazionismo. Alla ricerca di una leaderschip che tenga unito un partito che sta disgregandosi, il Pd ha cambiato persino il segretario. La sostituzione del renzista Scaramucci con Santi, non accompagnata da una riflessione sulle politiche degli ultimi anni, sembra più l’esito di lotte interne, piuttosto che un cambiamento nelle scelte politiche, fedeli alla linea renziana. Infatti non ci sono accenni autocritici sulle scelte amministrative delle ultime giunte a guida Pd, di cui del resto Santi, ne ha sempre costituito un valido perno. Per cui non si capiscono nemmeno le motivazioni del ribaltamento della segreteria, se non come  maquillage, la sostituzione di un renzista di ferro con un renziano. L’ultima controversa  vicenda della vendita delle quote pubbliche di MarcheMultiServizi e di Megasnet ne costituisce un esempio: non furono per primi il Pd pesarese e Ricci da presidente della Provincia a vendere le quote pubbliche di MMS, per fare cassa, senza che il Pd locale sollevasse rilievi e distinguo? Non sono stati i sindaci del Pd a votare la vendita delle proprie quote di Megasnet,? Non è nei programmi del Pd la cessione a privati  delle municipalizzate? Con quale coerenza si può ora innalzare la bandiera della difesa dell’interesse pubblico nella vendita delle quote di Megasnet e MarcheMultiServizi ?        
È vero che la città langue in una situazione economica, sociale e culturale preoccupante e che la Giunta Gambini si è rivelata incapace di avviare quei cambiamenti necessari e che la città si attendeva . Ma le ultime giunte Pd sono state determinanti per precipitare la città in questo stato, sulle cui politiche il Pd non ha avviato alcuna riflessione. Per il Pd la responsabilità è di Gambini con la sua Giunta, che sicuramente ci ha messo del suo, ma si assolvono le giunte precedenti, il cui operato venne sostenuto e attuato dagli odierni dirigenti del Pd. Come è possibile dare credibilità a una simile classe politica? Si illudono che gli urbinati non abbiano memoria? Per quanto riguarda Mechelli  (e il suo gruppo), è ormai evidente che si trova a brancolare nel buio e nella confusione più totali: dopo essere stato per decenni nel Pd, che - per noi in maniera impropria - si definisce di sinistra, ora scopre che destra e sinistra sono termini privi di significato, rifugiandosi così nel vecchio qualunquismo e populismo. Si parla in termini generici e banali di giovani, di possibile rinascita della città, senza indicarne le strade e gli strumenti. Ma in tutti quegli anni in cui ha fatto parte delle amministrazioni comunali e dei vertici del partito di governo, cosa faceva Mechelli per evitare che la città precipitasse ? Ora si presenta come colui che avrebbe le soluzioni in mano, e pontifica genericamente sui mali della città: ma cos’ha fatto quand’era assessore e nella maggioranza consiliare? Nulla. E quali riflessioni ha tratto dalle politiche liberiste e clientelari? Silenzio. Dobbiamo sperare che faccia qualcosa ora che non è presente né  in Consiglio e nemmeno in Giunta ? Solo chiacchiere elettorali e di propaganda. Oggi questa epurazione. Domani  toccherà a Londei, leader di quell’”Urbino Capoluogo”, da cui ne erano usciti  Mechelli e la sua “Città Ideale” rivaleggiando in proposte e iniziative simili? La crisi nel Pd continua.

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