giovedì 25 febbraio 2016

                                                      PER LA COSTITUZIONE

Ieri sera ad Urbino si è parlato di Costituzione e della necessità di difenderla, per evitare derive autoritarie e salvaguardare quegli spazi di agibilità politica che mettono i cittadini nella condizione di potere adempiere al diritto-dovere di partecipare alla vita pubblica.
Marcello Fagioli, avvocato, docente di diritto in un Istituto Superiore della provincia, studioso di diritto del lavoro, ha illustrato con chiarezza e puntualità i nodi critici della riforma costituzionale voluta dal governo Renzi, privilegiando un approccio politico al problema, per evitare di cadere in quei tecnicismi che rischiano di nascondere l'importanza della posta in gioco.
La convinzione con cui il relatore ha insistito, contrariamente alla vulgata corrente, sul carattere “abrogativo” e non confermativo del referendum rinvia proprio ad una questione squisitamente politica: letteralmente, questo referendum è approvativo (infatti, chi è contrario alle modifiche costituzionali vota NO), ma è , nella sostanza, “abrogativo” delle modifiche introdotte e del disegno politico che le ha ispirate. Questo referendum rappresenta di per sé un'anomalia costituzionale: l'istituto referendario,infatti, è strumento delle opposizioni, non del governo, mentre Renzi lo ha trasformato in un plebiscito sulla sua persona e il suo operato.
L'avvocato Fagioli ha sottolineato che la revisione della Carta ha effetti particolarmente deleteri in combinazione con la legge elettorale: il combinato disposto realizza, infatti, uno stravolgimento strisciante della forma di governo parlamentare, sancita dalla Costituzione, a vantaggio dell'accentramento del potere nelle mani dell'esecutivo e del partito che ottiene il cospicuo premio di maggioranza previsto dall' Italicum. Interessante il confronto con altri Paesi dove vige il monocameralismo, ma in combinazione con un sistema elettorale proporzionale , ciò che consente di mantenere quel delicato equilibrio di pesi e contrappesi di cui necessitano le democrazie e che, invece, la riforma Boschi cancella.
E' stato posto l'accento sul carattere unitario della Costituzione e sullo stretto legame fra la prima e la seconda parte: singoli emendamenti di questa si ripercuotono sull'impianto complessivo, stravolgendolo e finendo per stravolgere la stessa forma di governo con l'introduzione di un “presidenzialismo” tanto più pericoloso in quanto non dichiarato.
Ampio spazio è stato dato all'articolo 3 che, introducendo il principio dell'eguaglianza sostanziale dei cittadini, caratterizza in senso fortemente progressivo la nostra Costituzione rispetto a quelle liberali classiche che si limitano a sancire l'eguaglianza formale di fronte alla legge. Il concetto di democrazia partecipativa che ne deriva si collega alla centralità del Parlamento: venuta meno questa con la “controriforma” renziana, anche la prima si esaurisce.
Numerosi gli interventi dei partecipanti che hanno toccato diversi temi: i possibili rischi per l'indipendenza della magistratura, la relazione tra smantellamento di una Costituzione molto attenta ai diritti sociali e le attuali politiche neoliberiste ( con particolare riferimento alla legge delega sul lavoro, meglio nota come job act), la necessità di difendere l'impianto istituzionale e ideale di matrice antifascista di cui la Costituzione è compiuta espressione.
E' emersa con forza la necessità di un maggiore coinvolgimento dei cittadini in questa battaglia di democrazia e civiltà che siamo ben decisi a portare avanti nei prossimi mesi: con l'incontro di ieri abbiamo voluto aprire la campagna per il NO al referendum di ottobre e prendere i primi contatti per la formazione di un Comitato per il No nell'entroterra. Sollecitiamo un contributo in termini di proposte e di impegno in difesa di una Costituzione che non ha bisogno di essere modificata, ma solo di essere pienamente attuata.
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