giovedì 2 marzo 2017


                                       URBINO NON E' PIU' NELLE MARCHE

Sembra, dalla lettura della stampa locale, che la conferenza dei sindaci del territorio chiamati a  raccolta attorno a Sgarbi dal Supersindaco Gambini  per studiare la strategia di rilancio del turismo a Urbino ed entroterra sia giunta ad una conclusione perlomeno singolare che cancella la geografia a favore del recupero di antiche formazioni storiche.
Per riportare in zona i turisti  che, spaventati dal terremoto, scelgono altre destinazioni basterebbe  un piccolo gioco di prestigio che consiste nel tacere l'appartenenza di Urbino alla regione Marche, insistendo, invece, sulla sua collocazione nell' antica regione del Montefeltro, contigua  alla più rassicurante Romagna.
Nulla da eccepire sul piano storico; forse, tuttavia, si conta troppo sull'ignoranza e l'ingenuità degli aspiranti visitatori da trattare come bimbetti pronti a farsi abbindolare dal personaggio televisivo di turno, tanto più che si pensa di affiancare al critico d'arte Valentino Rossi che con la cultura, come è noto, ha un conto aperto.
Al di là della trovata pubblicitaria, francamente di cattivo gusto, riteniamo che in luogo di cancellare la geografia sarebbe opportuno creare veramente una politica turistica comune al Montefeltro ( realtà vasta e composita che abbraccia Marche, Toscana e Romagna,nonché San Marino) , attraverso itinerari naturalistici e  artistici,   capaci di coinvolgere  diversi Comuni sulla base dell'appartenenza alla storica regione montefeltrana o all'antico Ducato di Urbino. Insomma,  una rete territoriale di indubbio interesse paesaggistico,  architettonico e museale che da Urbino si dirama tutt'attorno sino a toccare la Toscana con il comune di Sestino e  l'Umbria  con Gubbio.
I percorsi sono tanti, anche tematici: castelli, palazzi e dimore estive dei Della Rovere,  il romanico (che , al di là delle visite obbligate agli edifici più conosciuti, permetterebbe la valorizzazione di gioielli poco noti come l'abbazia protoromanica di San Vincenzo presso il Furlo o la Pieve di San Pancrazio a Sestino), i sentieri delle Cesane piuttosto che le colline che fecero da sfondo ai dipinti di Raffaello e Piero della Francesca.
Naturalmente, sarebbe indispensabile un sistema integrato  di trasporti (navette e pullmini turistici) , di accoglienza in hotel, agriturismi, bed and brekfast e ristoranti, nonché una tessera a tariffa agevolata spendibile in  musei e monumenti di tutta l'area.
Insomma, un turismo ramificato, diffuso,  dall'impatto ambientale non aggressivo, capace di scoprire e valorizzare una straordinaria ricchezza paesaggistica e artistica sparsa a piene mani in borghi e cittadine rimaste ai margini dei flussi turistici di massa, al posto di una politica centrata essenzialmente sul consumo di grandi eventi, spesso costruiti  a tavolino e  gonfiati da una grancassa pubblicitaria  che convoglia a Urbino le frettolose carovane dei tours organizzati , pronte a ripartire appena gustato il prodotto culturale proposto all'assaggio.

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