venerdì 9 dicembre 2016


                            ALCUNE CONSIDERAZIONI DOPO  IL 4 DICEMBRE    

La recente vicenda referendaria, che ha visto Sinistra per Urbino  attivamente impegnata per la vittoria del NO, impone una seria e ineludibile riflessione sulla natura e il ruolo del PD nell'attuale scena politica. Abbiamo a più riprese sottolineato che il tentativo di stravolgimento della Carta costituzionale andava letto come il corollario istituzionale di una politica sociale ed economica di impronta fortemente neoliberista.  Dal Job act alla buona scuola, dai tagli alla sanità allo SbloccaItalia,  dalle grandi opere  agli aiuti alle banche a spese dei risparmiatori il governo a guida PD è stato il referente per eccellenza delle oligarchie economico-finanziarie  globali di cui ha messo in atto  le pressanti richieste in favore di una ulteriore deregolamentazione del lavoro e di una progressiva privatizzazione di settori attinenti alla sfera pubblica.
Né Renzi può essere considerato il frutto velenoso e anomalo di un albero fondamentalmente sano : se in breve tempo è riuscito ad impadronirsi quasi interamente del partito e a portarlo sulla via di scelte scellerate e ampiamente condivise all'interno del gruppo dirigente nazionale e delle diverse articolazioni locali, il terreno in cui è maturata la sua linea politica era , evidentemente, pronto ad accoglierla e a farla propria. E' davvero ingeneroso, ora, prendere le distanze dal Segretario del PD da parte di coloro che non hanno voluto o  saputo opporsi  alla deriva ultraliberista del partito: in questi due anni e mezzo le occasioni  non sono mancate e un franco e pubblico dissenso avrebbe dato  più forza nel Paese ad una opposizione sociale liquidata sprezzantemente come "populista" .
E' un processo lungo , e non iniziato con Renzi, quello che ha portato il PD sulle posizioni attuali: basti qui ricordare l'appoggio al governo Monti e, conseguentemente, alla riforma Fornero e all'introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione. Né possiamo sorvolare sul ruolo di primo piano giocato dall'ex presidente Napolitano in favore della riforma costituzionale.
  Questa formazione ibrida, nata da un matrimonio di interesse tra il PDS e la Margherita , costituisce oggi, per gli effettivi interessi sociali che rappresenta e per le  conseguenti scelte politiche, il principale ostacolo ad una ricostruzione, che riteniamo più che mai necessaria, della sinistra italiana. Occorre sgomberare il campo da ogni equivoco in merito: nutrire ancora illusioni su un possibile recupero del PD ad un'area anche genericamente riconducibile alla sinistra significa non vedere con chiarezza le forze in campo e la posta degli interessi in gioco.  Ancora: significa intrattenere una pericolosa illusione che rischia di regalare alle forze della destra xenofoba la protesta sociale.  Il PD di Davide Serra e di Carrai o delle cooperative trasformate in luoghi di pesante sfruttamento del lavoro rischia di togliere qualsiasi credibilità alla stessa parola "sinistra" .
Bene ha fatto Sinistra per Urbino a presentarsi, sin dalla sua costituzione, come forza alternativa al PD , ad essa non assimilabile e ostile a qualsiasi alleanza in cambio della promessa di qualche posticino.  Clientelismo, arroganza di stile feudale nella gestione del potere, cementificazione selvaggia a ridosso delle mura, abbandono del centro storico e del progetto della ferrovia,  ampliamento della discarica di Ca' Lucio e della Benelli armi, costruzione del ghetto di Urbino due: cosa altro serve per qualificare il PD locale di forza, piuttosto che di sinistra, decisamente sinistra...
Non ignoriamo la presenza all'interno di questo Partito di   militanti in buona fede ai quali chiediamo l'onestà intellettuale  e il coraggio di guardare in faccia la realtà e di non nascondersi dietro il legame sentimentale con un partito che non ha più niente a che vedere con quello cui avevano affidato le  speranze di un futuro più giusto.
L'esito del referendum è la dimostrazione  che il nostro Paese si confronta con una forte esigenza di un principio costitutivo unitario , che è stato identificato nella Costituzione del '48, e con un forte disagio socio-economico   manifestatosi  attraverso il rifiuto delle politiche governative , giudicate inadeguate a risolverlo, se non causa dello stesso.
Un terreno fertile da cui ripartire per una proposta alternativa alle politiche liberiste, a condizione di non farsi schiacciare da improbabili e suicide alleanze con chi, attraverso la controriforma costituzionale, a quelle politiche voleva spianare la strada, togliendo di mezzo il delicato sistema di pesi e contrappesi studiato dai Costituenti.

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