domenica 25 ottobre 2015

GIOVEDI ' NOTTE E DINTORNI

Se qualcuno troverà le considerazioni che seguono confuse o velleitarie, tenga presente che scrivo di venerdì mattina, dopo una notte insonne. Infatti, ho preso parte, mio malgrado, ai bagordi del giovedì sera che, ignorando imposte e doppi vetri, hanno fatto irruzione nella mia camera da letto che si affaccia sull' antica via Valbona, meglio nota ,oggi, come Via Mazzini.
Non voglio certo mettere in discussione il diritto dei giovani a divertirsi (il solo diritto, peraltro, che venga loro riconosciuto), né mi sfugge l' urgenza di supportare psicologicamente con feste più o meno alcooliche le matricole , improvvisamente sbalzate dal nido materno nell'ignota selva universitaria. Per solidarietà con queste categorie, nonché con i gestori dei vari locali che tengono, pure loro, famiglia, mi sono tappata le orecchie e ho cercato di ignorare le urla , i canti e gli strombazzamenti carnevaleschi che hanno dato un colpo di vita alla sonnolenta Urbino fino alle prime luci del mattino. D' altronde, la fama dei giovedì notte aveva preceduto la mia decisione di trasferirmi nel centro storico della vecchia città ducale e ,dunque, bando alle recriminazioni.
Il fatto è che la nuova giunta, denunciando a ragione l' immobilismo della precedente, ha più volte manifestato l' intenzione di farsi paladina del riscatto di un centro avvilito dall' abbandono dei residenti e dalla trasformazione in parco divertimenti notturno. Sarebbe ragionevole, dunque, attendersi un approccio serio e articolato rispetto all' ormai annoso problema del giovedì notte. Ad un anno di distanza dall'ordinanza di Gambini sul divieto dell' uso di alcoolici nei luoghi pubblici a partire dalle 20,30 si misura tutta l' inefficacia del provvedimento. Non solo: appare palese il suo carattere puramente demagogico, finalizzato a dare in pasto ai cittadini l' impressione di affrontare con decisione un tema molto sentito, anche al di fuori del centro storico.
Sinistra per Urbino, nel corso della campagna elettorale per le elezioni comunali del 2013, aveva posto al centro del proprio programma l'urgenza di luoghi pubblici di aggregazione per gli studenti e i giovani in generale, luoghi dove fosse possibile suonare, scrivere, discutere, fare teatro, nella prospettiva di avviare un processo di trasformazione culturale profondo, capace di invertire ,sul medio- lungo periodo, la tendenza al divertimento massificato ed appiattito su presunte e fin troppo facili trasgressioni, quali quelle costituite dall'uso di droghe ed alcool.
Non siamo degli ingenui: ci sarà sempre chi , a una lettura pubblica di Majakovskij preferirà scolarsi una bottiglia di vodka e può anche darsi che abbia ragione. Il punto non è questo.
La politica, proprio nella sua accezione letterale di arte del governo della città e non di semplice amministrazione, deve indicare una prospettiva, deve dare una visione di largo respiro e trovare i mezzi per realizzarla o per avvicinarvisi. Quanto resta lontano da ciò l' ordinanza proibizionistica del Sindaco! Inadeguata per riqualificare il centro storico, poco rispettosa dell'intelligenza dei cittadini, inutilmente repressiva per i ragazzi che continuano a bere , trovando anche più eccitante la clandestinità cui la nuova normativa pretende di obbligarli. Peggio ancora: si rischia che a pagare per la trasgressione dell'ordinanza sia qualche ragazzo che non può permettersi di tracannare a pagamento all' interno dei locali o nelle loro pertinenze.
Perché non riaprire un dibattito pubblico sui luoghi di aggregazione che sono,innanzitutto,luoghi di cittadinanza per mettere a punto una serie di proposte sulle quali avviare un serrato confronto con l' Amministrazione?

Nessun commento:

Posta un commento