giovedì 30 marzo 2017

                                           COME FARSI MALE DA SOLI....

Che cosa ha indotto il sindaco Gambini ad autorizzare l'installazione di uno strano arco    a (s)fregi policromi  su sfondo bianco  sulla collina delle Vigne, se non un inopportuno attacco  di autolesionismo spinto?
La struttura, brutta in sé, risulta addirittura grottesca in quel contesto e fa pensare ad una ridicola escrescenza germogliata per dispetto, mentre tutt'attorno fiorisce la primavera.
Come se non bastasse, la sua collocazione sulla sommità della Collina delle Vigne ne impone la presenza a 360 gradi e la inserisce con violenza nel paesaggio urbano, snaturandolo. Il sindaco pensa ,forse, di promuovere Urbino  a capitale del Kitsch, nella speranza di attrarre turisti in cerca di sensazioni forti?
Dopo la costruzione del Centro commerciale di Santa Lucia, ritenevamo di avere maturato il diritto ad una lunga tregua di fronte all'interventismo dell'Amministrazione comunale in materia architettonica,  ma constatiamo con disappunto che il sonno del buon senso e del buon gusto continuano a generare mostri.
Resta da sperare che " l'opera" sia stata almeno donata alla città da qualche buontempone in vena di scherzi e che il costo non gravi sulle già provate casse comunali e , in definitiva, sui cittadini, del tutto ignari  quale trionfo il simil-arco voglia celebrare.
Invitiamo la Giunta a rimuovere quanto prima questo mostriciattolo che offende la bellezza della collina delle Vigne  e della città patrimonio dell'Unesco , nonché  il senso estetico degli Urbinati che non hanno chiesto di vivere ad Urbinoland.

sabato 11 marzo 2017

SE NON SI SI PUO’ ELIMINARE LA POVERTA’, TOGLIAMO I POVERI DALLA VISTA DEI CITTADINI.
Il consiglio Comunale di Pesaro ha approvato un regolamento che vieta l’accattonaggio in gran parte della città e soprattutto nel centro storico. In questo modo l’amministrazione alle prese col disagio economico che con la crisi ha colpito pesantemente la popolazione, interviene per cancellarlo dalla vista, così nessuno potrà parlarne. Il provvedimento ha ovviamente suscitato del giusto malcontento, che si è tradotto in un’inefficace quanto inspiegabile astensione di tre consiglieri della maggioranza Pd  (se non lo condividevano avrebbero dovuto votare contro e non fare come Ponzio Pilato) che hanno evidenziato come l’ordinanza vada ad incoraggiare “la cultura di odio e intolleranza che non sappiamo più governare”. Ma ancor più inspiegabile è l’astensione dei consiglieri del Movimento 5 stelle che sono all' opposizione. Auspichiamo che a questa astensione segua una meditata riflessione a favore dei settori più bisognosi ed emarginati della popolazione: altrimenti il voto li accomuna alla maggioranza Pd e alla destra.  Per fortuna a sostenere la Giunta è arrivato il voto di destra, fedele allo spirito di classe per cui i poveri devono soffrire ma in privato, non alla loro vista perché potrebbero turbare sensibilità e suscitare ribrezzo. Stupefacente la dichiarazione del sindaco Ricci, di critica ai dissidenti interni: “errore mettere insieme welfare e abusivismo”. Abusivismo ? ma di cosa parliamo. Chi mendica non lo fa per trarne un profitto concesso e autorizzato da una qualsivoglia autorità, ma per qualche spicciolo che gli consente di sopravvivere. Certo poi il compare di Renzi se ne intende di welfare, ha lo specchio di come in tre anni il suo capo ha ridotto il Paese. Come i perfetti reazionari, associa l’accattonaggio all’ordine pubblico. Ma se c’è un problema di aggressione o di violenza sarà compito delle forze dell’ordine impedire che il delitto si compia e arrestare l’aggressore che altrimenti scatenerà la sua aggressività in un altro luogo, magari più defilato e meno frequentato dalla vigilanza. E’ il solito argomento dei reazionari. Invece di intervenire per sanare e recuperare sacche di povertà e di emarginazione sociale, col pretesto del garantire l’ordine allontanano i mendicanti dalla vista, soprattutto nelle vie del centro del passeggio chic. I mendicanti non ci sono ? La povertà non esiste e siamo un paese ricco e felice. 

martedì 7 marzo 2017

                              LE AUTO NON GIOVANO AI CENTRI STORICI

La giunta Gambini è riuscita a stupirci per l'originalità con la quale intende affrontare l'annosa questione della valorizzazione del centro storico e della rivitalizzazione dei commerci locali.  Mentre quasi ovunque, in omaggio ad una sensibilità ambientale ormai acquisita,  i centri vengono chiusi al traffico automobilistico e aperti al passeggio, alle chiacchiere fra  amici ,  alla sosta rilassata in locali e negozi  a Urbino si pensa di cambiare e ampliare gli orari di accesso ai varchi della zona ZTL , liberalizzandoli, dietro richiesta delle Associazioni di categoria, dalle 18 alle 24.
In mancanza di una visione d'insieme e di un progetto  per il centro storico e per il turismo, la giunta continua a menar fendenti alla cieca, inventandosi misure estemporanee di dubbia efficacia e di dubbio gusto  , o  assecondando interessi corporativi di corto respiro  . La crisi dei negozi, che preoccupa anche noi,  non nasce certo dalle limitazioni agli accessi automobilistici( considerate anche le dimensioni dell'abitato) , ma dallo scarso numero di residenti, frutto di passate politiche, e dalla spietata concorrenza dei centri commerciali che assediano Urbino con il benepalcito della precedente amministrazione, nonché di diversi  esponenti della presente.
Decisioni di questo tipo, su cui invitiamo la Giunta ad un ripensamento, rischiano di allontanare i residenti superstiti cui non bastavano gli schiamazzi notturni vanamente esorcizzati dal Sindaco con la sua ordinanza antiproibizionista:  ora, le loro serate saranno allietate anche dal simpatico rombo dei motori, con il discutibile  privilegio di abbinare all'inquinamento acustico quello ambientale. E, scommettiamo, senza che ci guadagnino i commercianti, vittime dirette della politica di desertificazione del centro storico.
Da tempo suggeriamo alcuni interventi strutturali, già sperimentati con successo in altre città, come l'introduzione di navette per il rifornimento dei negozi a partire da un luogo comune di scarico delle merci, l'incremento dei trasporti pubblici e,  soprattutto, interventi di sostegno ai nuclei familiari per incoraggiarli  a  vivere in centro.

giovedì 2 marzo 2017


                                       URBINO NON E' PIU' NELLE MARCHE

Sembra, dalla lettura della stampa locale, che la conferenza dei sindaci del territorio chiamati a  raccolta attorno a Sgarbi dal Supersindaco Gambini  per studiare la strategia di rilancio del turismo a Urbino ed entroterra sia giunta ad una conclusione perlomeno singolare che cancella la geografia a favore del recupero di antiche formazioni storiche.
Per riportare in zona i turisti  che, spaventati dal terremoto, scelgono altre destinazioni basterebbe  un piccolo gioco di prestigio che consiste nel tacere l'appartenenza di Urbino alla regione Marche, insistendo, invece, sulla sua collocazione nell' antica regione del Montefeltro, contigua  alla più rassicurante Romagna.
Nulla da eccepire sul piano storico; forse, tuttavia, si conta troppo sull'ignoranza e l'ingenuità degli aspiranti visitatori da trattare come bimbetti pronti a farsi abbindolare dal personaggio televisivo di turno, tanto più che si pensa di affiancare al critico d'arte Valentino Rossi che con la cultura, come è noto, ha un conto aperto.
Al di là della trovata pubblicitaria, francamente di cattivo gusto, riteniamo che in luogo di cancellare la geografia sarebbe opportuno creare veramente una politica turistica comune al Montefeltro ( realtà vasta e composita che abbraccia Marche, Toscana e Romagna,nonché San Marino) , attraverso itinerari naturalistici e  artistici,   capaci di coinvolgere  diversi Comuni sulla base dell'appartenenza alla storica regione montefeltrana o all'antico Ducato di Urbino. Insomma,  una rete territoriale di indubbio interesse paesaggistico,  architettonico e museale che da Urbino si dirama tutt'attorno sino a toccare la Toscana con il comune di Sestino e  l'Umbria  con Gubbio.
I percorsi sono tanti, anche tematici: castelli, palazzi e dimore estive dei Della Rovere,  il romanico (che , al di là delle visite obbligate agli edifici più conosciuti, permetterebbe la valorizzazione di gioielli poco noti come l'abbazia protoromanica di San Vincenzo presso il Furlo o la Pieve di San Pancrazio a Sestino), i sentieri delle Cesane piuttosto che le colline che fecero da sfondo ai dipinti di Raffaello e Piero della Francesca.
Naturalmente, sarebbe indispensabile un sistema integrato  di trasporti (navette e pullmini turistici) , di accoglienza in hotel, agriturismi, bed and brekfast e ristoranti, nonché una tessera a tariffa agevolata spendibile in  musei e monumenti di tutta l'area.
Insomma, un turismo ramificato, diffuso,  dall'impatto ambientale non aggressivo, capace di scoprire e valorizzare una straordinaria ricchezza paesaggistica e artistica sparsa a piene mani in borghi e cittadine rimaste ai margini dei flussi turistici di massa, al posto di una politica centrata essenzialmente sul consumo di grandi eventi, spesso costruiti  a tavolino e  gonfiati da una grancassa pubblicitaria  che convoglia a Urbino le frettolose carovane dei tours organizzati , pronte a ripartire appena gustato il prodotto culturale proposto all'assaggio.