GIOVEDI ' NOTTE E DINTORNI
Se qualcuno troverà le considerazioni
che seguono confuse o velleitarie, tenga presente che scrivo di
venerdì mattina, dopo una notte insonne. Infatti, ho preso parte,
mio malgrado, ai bagordi del giovedì sera che, ignorando imposte e
doppi vetri, hanno fatto irruzione nella mia camera da letto che si
affaccia sull' antica via Valbona, meglio nota ,oggi, come Via
Mazzini.
Non voglio certo mettere in discussione
il diritto dei giovani a divertirsi (il solo diritto, peraltro, che
venga loro riconosciuto), né mi sfugge l' urgenza di supportare
psicologicamente con feste più o meno alcooliche le matricole ,
improvvisamente sbalzate dal nido materno nell'ignota selva
universitaria. Per solidarietà con queste categorie, nonché con i
gestori dei vari locali che tengono, pure loro, famiglia, mi sono
tappata le orecchie e ho cercato di ignorare le urla , i canti e gli
strombazzamenti carnevaleschi che hanno dato un colpo di vita alla
sonnolenta Urbino fino alle prime luci del mattino. D' altronde, la
fama dei giovedì notte aveva preceduto la mia decisione di
trasferirmi nel centro storico della vecchia città ducale e ,dunque,
bando alle recriminazioni.
Il fatto è che la nuova giunta,
denunciando a ragione l' immobilismo della precedente, ha più volte
manifestato l' intenzione di farsi paladina del riscatto di un
centro avvilito dall' abbandono dei residenti e dalla trasformazione
in parco divertimenti notturno. Sarebbe ragionevole, dunque,
attendersi un approccio serio e articolato rispetto all' ormai annoso
problema del giovedì notte. Ad un anno di distanza dall'ordinanza di
Gambini sul divieto dell' uso di alcoolici nei luoghi pubblici a
partire dalle 20,30 si misura tutta l' inefficacia del provvedimento.
Non solo: appare palese il suo carattere puramente demagogico,
finalizzato a dare in pasto ai cittadini l' impressione di
affrontare con decisione un tema molto sentito, anche al di fuori
del centro storico.
Sinistra per Urbino, nel corso della
campagna elettorale per le elezioni comunali del 2013, aveva posto al
centro del proprio programma l'urgenza di luoghi pubblici di
aggregazione per gli studenti e i giovani in generale, luoghi dove
fosse possibile suonare, scrivere, discutere, fare teatro, nella
prospettiva di avviare un processo di trasformazione culturale
profondo, capace di invertire ,sul medio- lungo periodo, la tendenza
al divertimento massificato ed appiattito su presunte e fin troppo
facili trasgressioni, quali quelle costituite dall'uso di droghe ed
alcool.
Non siamo degli ingenui: ci sarà
sempre chi , a una lettura pubblica di Majakovskij preferirà
scolarsi una bottiglia di vodka e può anche darsi che abbia ragione.
Il punto non è questo.
La politica, proprio nella sua
accezione letterale di arte del governo della città e non di
semplice amministrazione, deve indicare una prospettiva, deve dare
una visione di largo respiro e trovare i mezzi per realizzarla o per
avvicinarvisi. Quanto resta lontano da ciò l' ordinanza
proibizionistica del Sindaco! Inadeguata per riqualificare il centro
storico, poco rispettosa dell'intelligenza dei cittadini, inutilmente
repressiva per i ragazzi che continuano a bere , trovando anche più
eccitante la clandestinità cui la nuova normativa pretende di
obbligarli. Peggio ancora: si rischia che a pagare per la
trasgressione dell'ordinanza sia qualche ragazzo che non può
permettersi di tracannare a pagamento all' interno dei locali o nelle
loro pertinenze.
Perché non riaprire un dibattito
pubblico sui luoghi di aggregazione che sono,innanzitutto,luoghi di
cittadinanza per mettere a punto una serie di proposte sulle quali
avviare un serrato confronto con l' Amministrazione?