Le ultime elezioni politiche hanno evidenziato: 1. la vittoria della destra più reazionaria che il nostro Paese abbia mai visto al governo, con un passato e un programma preoccupanti per la tenuta democratica, 2. la forte astensione dal voto che mette in crisi il sistema e il rapporto tra i partiti presenti in Parlamento e i cittadini, 3. la sconfitta del Pd che non è stato in grado di costruire una alleanza per contrastare l'ascesa di questa destra, paga l'abbandono della difesa dei lavoratori, delle periferie, della pace, dell'ambiente e che ora si dibatte in una crisi identitaria dagli esiti imprevedibili, 4. la tenuta, rispetto alle previsioni, del M5stelle che tuttavia ha più che dimezzato voti, 5. il parziale, ma sostanziale fallimento del cosiddetto centro di Calenda e Renzi che non riesce a raggiungere l'obiettivo della percentuale a doppia cifra, 6. la frantumazione della sinistra che viene per questo privata anche in questa legislatura di una rappresentanza parlamentare. Questi dati nazionali hanno avuto il loro risvolto urbinate che tuttavia è interessante sottoporre ad una analisi dettagliata.
Il 25 settembre si sono contati 10.984 aventi diritto al voto ad Urbino, nel 2018 erano 11.305. Segno visibile del calo della popolazione e del degrado che vive la città denunciato da anni da Sinistra per Urbino. La città si sta sempre più spopolando, soprattutto di giovani che fuggono in cerca di quel lavoro che la città non è in grado di di offrire. 321 cittadini elettori in meno dopo soli 4 anni. Eppure anche questa giunta di destra, sindaco in testa, aveva promesso di arrestare il degrado della città e di invertire la preoccupante emorragia: tutte parole al vento, semplici promesse demagogiche ed elettoralistiche.
Altro numero molto indicativo è il numero dei votanti che da 9.003 del 2018 sono passati a 7.917, cioè il 7,56% dei cittadini in più in questa tornata elettorale non è andato a votare, portando l'astensione dal voto a quasi il 28%. Se alle persone che non sono andate a votare si aggiungono i voti nulli e le schede bianche, la percentuale delle persone che si è astenuta sale al 31,71%, cioè 3.367 cittadini hanno rifiutato il diritto/dovere al voto, esprimendo la loro opposizione e contrarietà ai principali partiti in lizza. Nel 2018 le persone astenute dal voto erano state 2.527, il 23,97%. Sono 840 gli elettori in più che in questa tornata elettorale si sono rifiutati di esprimere il voto, ulteriore segnale della crisi di fiducia tra i partiti che siedono negli scranni istituzionali e i cittadini.
La destra ha portato a casa la vittoria con 2.659 voti, il 35%, ma non riesce a superare la coalizione del Pd che si attesta al 36,63%. Incassa 2.658 voti, aumentando sebbene di poco rispetto al 2018 quando ne aveva ottenuto 2.338. Ciò che salta agli occhi è il travaso di voti a favore di Fratelli d'Italia dalla Lega che nel 2018 aveva ottenuto 1.206 voti, il 14,4%, e in queste elezioni si ferma a 511 voti, il 6,93%. Fratelli d'Italia passa da 270 voti, il 3,11% del 2018 a 1.441, il 19,53% di oggi; rosicchia anche da Forza Italia, che ottiene solo 540 voti, il 7,32% perdendo 192 voti (dall'8,44%). La destra nel complesso avanza di poco in termini numerici passando da 2.338 a 2.659, 321 voti in più. Più consistente l'avanzata in percentuale, dal 26,94 al 35% per effetto della diminuzione degli elettori e l'aumento dell'astensione.
La coalizione del Pd migliora in percentuale passando dal 34,2% del 2018 al 36,63%; perde tuttavia in voti da 2.968 a 2.783. Così anche il Pd in percentuale ha il 29,35% contro il 28,06% delle precedenti elezioni, ma perde voti da 2.435 a 2.165, cioè 270 voti in meno. Se si considera che questo numero comprende anche i voti di Art.Uno i cui candidati erano nella lista del Pd, mentre nella precedente tornata elettorale Art.Uno correva nella Lista di Liberi ed Eguali, la perdita è più consistente.
Il M5stelle riesce ad arrestare il trend negativo delle previsioni e pur perdendo molto rispetto al 2018 quando aveva ottenuto 2.562 voti con il 29,52%, resiste con il 13,32% e 1.012 voti.
La sinistra si è caratterizzata per la sua dispersione, ma sommando i voti di Unione Popolare, Pci e Italia Sovrana e Popolare raggiunge i 319 voti con il 4,2%. Se poi consideriamo che Sinistra Italiana /Verdi ha ottenuto 242 voti con il 3,28%, possiamo affermare che esiste ad Urbino una potenziale forza di sinistra e ambientalista che si esprime con 561 voti e una percentuale del 7,48%. Di qui la necessità di superare personalismi, particolarismi e lavorare per l'unità delle sinistre, con il coinvolgimento e il contributo di tanti che evitano invece di impegnarsi rinchiudendosi nel loro privato illudendosi di poter scansare individualmente le conseguenze di politiche antipopolari, favorendo così la destra e scelte reazionarie.
Il risultato elettorale sancisce la vittoria di una destra reazionaria egemonizzata da Fratelli d'Italia, ma costituisce anche un buon viatico per le prossime elezioni amministrative per costruire una coalizione che se ben gestita, potrebbe mandare all'opposizione l'attuale maggioranza di destra. Ad Urbino la destra è in minoranza. Serve un processo unitario per batterla.
Sinistra per Urbino e il voto a Urbino (vivereurbino.it)