Commossi e turbati gli aderenti a Sinistra per Urbino porgono le condoglianze ai familiari per la scomparsa del caro Guido.
In questo momento di lutto ne ricordano
il suo impegno nel Partito Comunista Italiano e, dopo il suo
scioglimento, la costante preoccupazione per il decadimento socio
culturale di cui non sapeva darsi ragione e la dedizione affinché i
valori di sinistra, democratici, costituzionali e antifascisti
rimanessero sempre vivi nel tessuto sociale e intellettuale urbinate.
Riportiamo un ricordo del compgno Ermanno Torrico della figura di Guido.
UN RICORDO DI GUIDO BERNARDI
Sapevo che le sue condizioni si
erano aggravate e tuttavia speravo che potesse venirne fuori. Piange il
cuore che se ne sia andato così, senza avere accanto nessuno, senza
potergli portare un ultimo saluto. Con Guido ho condiviso più di
cinquant’anni di un’amicizia che era diventata fratellanza. Per me era
un punto di riferimento imprescindibile per la sua intelligenza e curiosità intellettuale mimetizzate dietro un’ apparente scontrosità con cui nascondeva la timidezza.
Aveva quasi dieci anni più di me ed io lo ammiravo da lontano perché
per un ragazzo, allora, era difficile relazionarsi con un adulto vero.
Poi una serie di coincidenze dovute al fatto che insegnavamo nel 1967 in
due sedi scolastiche vicine consentendoci qualche volta di viaggiare
insieme, e nell’estate del 1969 un viaggio in auto a Monaco di Baviera
in cui mi aveva chiesto di accompagnarlo e che invece di tre giorni
durò tre settimane fino a Berlino, Varsavia, Cracovia, accese la
scintilla della reciproca simpatia e poi di una amicizia che mi ha
consentito di frequentare la sua casa, di conoscere sua moglie Paola e
ho visto nascere e crescere i suoi figli, Rosa, Valerio, Giovanna.
A
metà degli anni Settanta abbiamo condiviso una stagione che ci vedeva
impegnati nella battaglia politica con il PCI, anni di grandi speranze
per il rinnovamento della società italiana, ma terribili per i
rigurgiti del neofascismo, le trame nere, la “strategia della tensione”,
il pericolo del terrorismo e le perplessità che nutrivamo sul
“compromesso storico” fino al suo abbandono per l’ “alternativa
democratica” passando per la tragedia del rapimento e dell’uccisione di
Aldo Moro.
L’interesse di Guido allora si rivolse all’America
Latina e alla “teologia della liberazione che lo spinse ad
intraprendere dei lunghi viaggi per conoscere sul terreno quella
complessa realtà. Per un periodo è stato poi segretario della sezione
del PCI di Piansevero e portavoce della linea “ingraiana” di opposizione
alla svolta della Bolognina voluta dal segretario del partito Occhetto
che visse in modo drammatico come molti militanti comunisti.
Da
allora, progressivamente, rimase un comunista senza tessera. Sempre
aperto al confronto e appassionandosi in seguito ai problemi più
strettamente culturali e alle derive polico-amministrative della città.
Una passione che aveva portato anche nella sua attività di libraio
perché la libreria diventasse un luogo di incontro e di confronto
culturale. Lo faceva da persona colta e fino all’ultimo si è lasciato
affascinare dall’analisi intellettuale dei problemi che concepiva come
condizione indispensabile per costruire qualsiasi progetto.
Amava
Urbino e viveva con rammarico e preoccupazione la sua decadenza. E
tuttavia con rinnovato entusiasmo aveva trasformato il locale di via
Mazzini, in passato luogo di lavoro del fratello Mario, nella “Casa di
Mario” per ospitare gratuitamente eventi culturali e artistici. Vorrei
che la città apprezzasse questo suo gesto conservandone il ricordo.
Ermanno Torrico
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