Perche' scioperare il
13 novembre
Pur condividendone spesso le ragioni,
non ho mai aderito agli scioperi indetti dal sindacalismo di base,
ritenendoli dispersivi , minoritari e, in sostanza, poco utili.
Questa volta, però, di fronte alla posizione rinunciataria e
attendista dei Confederali rispetto alla “buona scuola” divenuta
legge, ho cambiato idea e il 13 novembre parteciperò allo sciopero
indetto da Cobas, Unicobas e diverse altre associazioni di
categoria.
Innanzitutto, per una questione di
coerenza e assunzione di responsabilità: un anno intero di
mobilitazioni contro il progetto governativo di una scuola dai forti
connotati aziendalistici non può essere accantonato di fronte al
fatto compiuto di una legge imposta nel disprezzo dell’opposizione
quasi totale del mondo della scuola. Scioperare venerdì significa
ribadire con forza che la partita non è chiusa, che è doveroso
continuare a mettere in discussione gli aspetti più deleteri della
L. 107.
Significa riportare l’attenzione sul
modello di scuola che vogliamo consegnare alle generazioni future:
gli insegnanti non si sono battuti per difendere interessi di
categoria, ma per la salvaguardia della scuola pubblica, minacciata
dalla strisciante privatizzazione introdotta dalla legge e che, a mio
avviso, rappresenta solo una tappa di un più radicale disegno di
eversione del sistema della formazione pubblica e del ruolo
giuridico degli insegnanti.
La posta in gioco è alta e riguarda il
Paese tutto. L’attitudine attendista di Confederali e Gilda
consegna al disorientamento e alla solitudine i docenti che per
l’inizio dell’anno, dopo il successo dello sciopero del 5 maggio
e del blocco degli scrutini, si aspettavano indicazioni concrete di
mobilitazione . Molte proposte erano emerse da Coordinamenti, gruppi
di docenti e RSU (boicottaggio dei Comitati di valutazione,astensione
da attività aggiuntive…). Invece, i grandi Sindacati si sono
limitati ad indire una manifestazione nazionale del pubblico impiego
(non uno sciopero ) per il 28 novembre, relegando in secondo piano
la centralità e la specificità della scuola dove, attualmente, si
gioca una partita complessa di assoluta rilevanza sociale e
culturale.
Sciopererò per il contratto fermo da 6
anni, ma soprattutto per rivendicare la possibilità stessa di avere
un contratto. Infatti, uno degli aspetti più distruttivi della L.
107 è che essa tende a sostituirsi alle disposizioni contrattuali
precedenti. La proposta di contratto del Governo inserita nella legge
di stabilità abilita i Dirigenti scolastici ad assumere, licenziare,
punire e premiare i docenti, per i quali si propone un aumento
salariale medio sugli 8 euro lordi!!! Evidentemente, per il governo
l’elargizione dei 500 bonus per l’aggiornamento (del resto
limitata agli insegnanti di ruolo) sostituisce il contratto. Dunque,
scioperare venerdì significa ricordare che siamo ancora cittadini
che dispongono di diritti garantiti dalla Costituzione e non sudditi
riconoscenti per l’elemosina di un benevolo signore. Ancora una
volta, è una battaglia di civiltà e democrazia!
Sciopererò per chiedere l’assunzione
stabile dei precari abilitati o con 36 mesi di servizio: la realtà
dei primi mesi di scuola smaschera le menzogne di Renzi e Giannini
che avevano promesso la fine del precariato ed un grande piano di
assunzioni .
Sono convinta che questo sciopero sia
utile per fare capire al governo che non siamo rassegnati ed
addomesticati ed ai grandi Sindacati che sappiamo e possiamo muoverci
anche senza di loro, come avvenne 3 anni fa , quando l’allora
ministro Profumo se ne uscì con la pazza idea di aumentare l’orario
di lavoro a 24 ore di lezione frontale senza corrispettivo aumento
salariale. La protesta partì dal basso e solo dopo il sindacato
fornì il supporto organizzativo.
Quando- come sta avvenendo in questi
giorni- si attacca il diritto di sciopero, invocandone da più parti
una rigida regolamentazione che finisce per neutralizzarne la portata
conflittuale, allora è sicuramente il momento di scioperare, prima
che sia troppo tardi per poterlo ancora fare.
Fernanda Mazzoli
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