Le
aspettative per la riunione del Consiglio comunale sulla sanità con la presenza
del presidente di Regione sono state completamente disattese. Ceriscioli,
arrivato con una valigia piena di buoni propositi, di “faremo”, di
riconoscimenti per l’Ospedale di Urbino, ha concluso che comunque non ci sono
soldi. Quindi difficoltà a coprire i vuoti di personale, carenza di strutture,
di posti letto, liste d’attesa chilometriche.
I cittadini, in sostanza, devono subire e pazientare per le carenze che
si presentano. Non solo, ma siccome il servizio pubblico non può coprire le
esigenze dei cittadini si aprirà, alla
sanità privata. Chi si oppone a questa – sentenzia – assume una posizione
ideologica, vecchia di vent’anni. Ma il presidente della Regione non ha
spiegato - perché non può - per quale
motivo è stata avviata una riforma sanitaria che ha comportato la chiusura di
piccoli ospedali, senza prevedere che l’utenza dell’entroterra si sarebbe
affollata nell’Ospedale di Urbino, il quale,
diventato unico punto di riferimento dell’entroterra, avrebbe dovuto essere potenziato nei servizi
e nel personale: diversamente non di riforma si tratta, ma di soli tagli
chirurgici. Invece, si sono operati solo tagli e chiusure senza organizzare servizi
sostitutivi ed efficienti e senza potenziare i servizi dell’Ospedale di Urbino.
Questa è cattiva amministrazione. Una programmazione che taglia i servizi senza
sostituirli con una nuova organizzazione funzionante è una programmazione
fallimentare e penalizzante per i cittadini, e non basta accampare
pretesti e ritardi di vario genere. Chi
ha provocato così gravi disagi alle popolazioni dell’entroterra dovrebbe
riconoscere la sua incapacità. D’altra parte l’ingresso delle cliniche private
nella nostra provincia, è un danno per la salute dei cittadini in quanto questa
non può essere legata a profitti e interessi privati. La salute è un bene
comune, un tema troppo importante per delegarla e abbandonarla a
condizionamenti e interessi particolari. Troppi del resto sono anche gli esempi
negativi di recente venuti alla luce nella cronaca giornalistica. Il governo
regionale del Pd chiude alcuni servizi sanitari territoriali in nome della
razionalità, ma apre, al loro posto, a cliniche private perché ve n'è bisogno.
Una contraddizione difficilmente spiegabile se non col fatto che il PD
costituisce ormai il partito dei grandi interessi privati agevolati e favoriti
con i contributi dei cittadini. Non è un caso che probabilmente la sanità
privata utilizzerà quelle strutture pubbliche che sono state chiuse o che
stanno per esserlo, e sarà convenzionata con il servizio pubblico. Quindi un
semplice esborso di soldi pubblici a favore del privato. Contro un simile
baratro “Sinistra per Urbino” rivendica con orgoglio quella posizione che
Ceriscioli definisce “ideologica” e “vecchia di vent’anni”: abbiamo infatti una
posizione legata soprattutto alla nostra Costituzione - “La Repubblica tutela la
salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”
- , e ci battiamo quindi, in ogni ambito, per la sua attuazione e contro ogni
suo stravolgimento.
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