MANCE ELETTORALI
Il 9 febbraio, a tre settimane dalle elezioni, è stata firmata l'ipotesi di contratto per la scuola: dopo dieci anni di blocco contrattuale CGIL,CISL e UIL sbandierano come un trofeo l' accordo raggiunto con l' ARAN che prevede aumenti medi lordi intorno agli 80 euro mensili ( al netto sui 45) in busta paga a partire dal mese di marzo. Gennaio e febbraio sono stati sacrificati per raggiungere gli 80 euro lordi per i restanti mesi, ciò che comporta una perdita di 90 netti sull'anno. Se si considera che il blocco contrattuale di un decennio ha portato ad una perdita netta che si aggira sui 18000 euro secondo alcune stime (15000 per la CGIL) e che l'accordo siglato destina a recupero solo qualche centinaio di euro, è evidente che ci troviamo di fronte ad una vera e propria presa in giro per docenti e personale ATA i quali, come se non bastasse, hanno visto aumentare in modo significativo negli ultimi anni carico di lavoro e responsabilità.
Non solo: il vergognoso bonus premiale voluto dalla buona scuola entra di diritto nel contratto, in quanto solamente 70 dei 200 milioni di euro ad esso destinati vengono girati sulla retribuzione professionale docente: ai dirigenti restano 9000 euro netti da distribuire nelle singole scuole . I sindacati firmatari del contratto presentano come un grande risultato la possibilità riconosciuta alle RSU di contribuire all'individuazione degli insegnanti più meritevoli . Proprio questa "concertazione" sancisce, invece, la messa a regime del sistema dei premi di produzione ed introduce , sotto l'egida sindacale, il principio della divisione e della concorrenza fra i docenti. Per chi fosse estraneo alle problematiche scolastiche, è bene sottolineare che il bonus tutto premia, fuorché la concreta attività didattica nelle classi: il buon docente secondo la L.107 (meglio nota come buona scuola) è quello impegnato in attività organizzative o progettuali che ben poco tempo gli lasciano per la preparazione delle lezioni e l'aggiornamento professionale nelle sue discipline!
Dopo due anni e mezzo di assenza dalle scuole( dove, comunque, non se ne sentiva la mancanza), i responsabili confederali provinciali si sono ripresentati nelle assemblee sindacali e nelle contrattazioni d'Istituto per riscuotere applausi per i servizi resi alla categoria e, soprattutto, ricordare ai lavoratori della scuola, a un mese dalle elezioni delle RSU, che loro ci sono ancora e che, in tutti questi anni di assenza, stavano in realtà "sporcandosi le mani" ( forse con il ministro dell'Istruzione “più migliore” della storia repubblicana, passata dalla CGIL Tessili direttamente al MIUR per meriti culturali?) per strappare questa mancia elettorale!
Considerato il probabile crollo del PD il 4 marzo, i Confederali (Snals e Gilda hanno dato prova di maggior decenza, non firmando l'ipotesi di contratto) avrebbero perlomeno potuto alzare la posta e " vendere" il voto del mondo della scuola ad un prezzo più alto! Il loro noto senso di responsabilità , maturato in decenni di subordinazione alle logiche padronali e governative- decenni che hanno visto crescere vertiginosamente le diseguaglianze sociali- li ha evidentemente spinti a dare una mano ad un governo in difficoltà, regalandogli a buon mercato, a meno di un mese dal voto, le credenziali di "benefattore" di una categoria cui le controriforme di marca PD abbattutesi sulla scuola negli ultimi anni hanno tolto dignità e identità professionale.
Chi vuole continuare a battersi per contrastare l'organizzazione del lavoro in senso aziendale all'interno della scuola e per rivendicare per insegnanti e ATA un trattamento economico e condizioni lavorative adeguate all'importanza della funzione, deve oggi dare forza al sindacalismo di base che in questi anni di vergognoso abbandono da parte dei Sindacati di regime è stato il solo a portare avanti con coerenza la lotta contro la legge 107 e concrete proposte per ridare dignità professionale a tutto il comparto.
Cobas, Unicobas , USB e CUB hanno indetto uno sciopero per venerdì 23 febbraio (con manifestazione nazionale a Roma) per protestare contro l'umiliante contratto e per mantenere viva l'attenzione sui processi in atto nella scuola, dove si rischia che significative articolazioni della L.107 finiscano oper essere inserite nei prossimi contratti, ciò che comporterebbe lo smantellamento definitivo della scuola pubblica, a vantaggio di un sistema misto sempre più aperto alle incursioni del privato.
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