Un
altro semestre on line per l’Università di Urbino?
La
scelta di svolgere on line anche il primo semestre dell’Anno
Accademico 2020-2021, in questi giorni in discussione alla CRUI e al
MIUR, si abbatterebbe su Urbino e sulla sua Università come una
catastrofe.
Potenti
forze economiche, che trovano appoggi trasversali nella politica
nazionale e in numerose istituzioni accademiche, spingono da tempo in
questa direzione. Con l’obiettivo di mettere le mani sul mondo
dell’Education tramite le loro piattaforme digitali e i loro
prodotti multimediali e di realizzare il progetto, da tempo
perseguito, di uno stravolgimento in chiave strumentale e
aziendalistica dei saperi e delle conoscenze, le quali sarebbero
omogeneizzate come un prodotto industriale e private di ogni
dimensione critica.
Abbiamo
verificato in questi mesi di lockdown, tuttavia, come la didattica a
distanza – per l’Università non meno che per altri livelli di
formazione – stravolga integralmente la relazione educativa,
un’esperienza ha bisogno della presenza fisica dei corpi e delle
voci, riducendola a un dispositivo alienante.
Per
quanto riguarda l’Università di Urbino - il cui vero vantaggio
competitivo è rappresentato dalla dimensione comunitaria che
l’Ateneo e la città sapevano offrire, per quanto in misura sempre
minore – a questo deficit strutturale delle lezioni on line si
aggiungerebbe un elemento ulteriore di svantaggio.
Potendo
fruire delle lezioni tramite pc o tablet, perché mai uno studente
dovrebbe iscriversi a Urbino, potendo rivolgersi ad Atenei più
grandi i cui docenti sono spesso molto presenti sui media? Se poi
anche lo facesse, è chiaro che rimarrebbe a casa. Con il risultato
di rendere puramente virtuale la presenza dell’Università stessa,
la quale sarebbe di fatto dematerializzata, e di mettere in
discussione la sussistenza dell’economia cittadina e la stessa vita
della città, così strettamente connessa all’università.
Vogliamo
che Urbino, da tempo abbandonata dai suoi abitanti, rimanga ancora a
lungo deserta e desolata, come si presenta in questi giorni?
Invitiamo
le forze politiche a riflettere finché siamo in tempo e a fare di
tutto per mettere a disposizione dell’Ateneo le strutture e le
risorse che consentano di svolgere in presenza almeno una parte
significativa dell’offerta formativa.
Le
soluzioni tecniche possono essere trovate: i docenti residenti
sarebbero molto probabilmente disponibili a fare lezione in presenza
mentre l’on line potrebbe riguardare soprattutto quelli non
residenti; l’afflusso alle lezioni potrebbe essere poi regolato
attraverso l’alternanza settimanale di più gruppi, consentendo il
distanziamento nelle aule; le quali possono essere sanificate durante
il quarto d’ora accademico.
Fermo
restando che il medesimo ragionamento va fatto anche per gli altri
ordini di scuole, a partire in questo caso dalla sperimentazione di
forme educative alternative nella scuola dell’infanzia e in quella
primaria (pensiamo ad esempio all’outdoor education), l’importante
è rendere presto pronta e accogliente una città che invece negli
ultimi anni – da parte della politica ma purtroppo anche di alcuni
urbinati - è sembrata più che altro impegnata a cacciare gli
studenti trattandoli come elementi di disturbo.
Per
quanto ci riguarda, proponiamo alle forze d’opposizione di
affrontare queste questioni in un tavolo comune, anche per avviare un
percorso di confronto che prepari quell’alternativa politica che si
dimostra ogni giorno più necessaria.
pubblicato sul Resto del Carlino del 23 maggio e su Vivere Urbino
https://www.vivereurbino.it/2020/05/24/un-altro-semestre-di-didattica-online-sinistra-per-urbino-una-catastrofe-per-la-citt-e-luniversit/793172/
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