domenica 12 novembre 2023

Una giornata particolare ad Urbino tra un diffuso sventolio di bandiere palestinesi.

 CESSATE IL FUOCO SUBITO. SIAMO TUTTI PALESTINESI. 

Anche Urbino come tutt'Italia e tutto il mondo ha manifestato per il cessate il fuoco a Gaza e in solidarietà al popolo palestinese. 

Sabato 11 novembre centinaia di giovani e alcune decine di over 50 hanno presenziato alla manifestazione in Piazzale Roma, ai piedi del monumento Raffaello, a suggellare l'unità tra generazioni dell'Urbino democratica, in circa 500 sotto lo sguardo soddisfatto del divin pittore e  la presenza vigile delle forze dell'ordine. 

Così il Piazzale si è trasformato in un'emozionante agorà dove tanti giovani hanno preso la parola e sono diventati protagonisti di Urbino per alcune ore, chi esprimendo il proprio pensiero sul conflitto israelo-palestinese, chi denunciando l'occupazione e l'oppressione israeliana in vigore da 75 anni, chi reclamando un immediato cessate il fuoco, chi denunciando la presenza di migliaia di prigionieri politici palestinesi nelle carceri israeliane, tra cui decine di ragazzini e tanti senza nemmeno essere stati sottoposti ad un regolare processo, chi documentando le violenze cui sono sottoposti i palestinesi nelle zone occupate, le umiliazioni subite nei check point della Cisgiordania, i silenzi dell'Occidente difronte alle continue violazioni del Diritto Internazionale e dei diritti umani per opera dei governi israeliani, i bombardamenti di quartieri residenziali, scuole, ospedali, ambulanze, colonne di sfollati,  che stanno causando le stragi dei civili a Gaza in atto, siamo a circa 12 mila vittime civili, tra cui 5 mila bambini. Gli oratori hanno denunciato il massacro, il genocidio in atto, scientificamente organizzato dal governo israeliano che mira a cacciare i palestinesi dalle loro terre per costringerli ad ingrossare i miseri campi profughi nei paesi arabi vicini. 

Di fronte ad un massacro di così vaste proporzioni e di una crudeltà inaudita paragonabile solo alle stragi più eclatanti che la Storia annovera, stride l'indifferenza e la complicità dei governi e del servizio d'informazione mainstream occidentali, tutti propensi a rovesciare i ruoli, i carnefici che vengono dipinti come vittime e le vittime dei bombardamenti come carnefici, hanno spiegato gli oratori. Particolarmente toccanti gli interventi di una giovane che ha vissuto recentemente a Gaza e ha descritto come si vive nella Striscia più volte definita un campo di concentramento o una prigione a cielo aperto, di un giovane ora naturalizzato italiano ma di origine palestinese che ha raccontato la cacciata dei suoi nonni dalle loro terre da parte dell'esercito israeliano, dei giovani che hanno descritto i racconti e le esperienze di parenti e amici che vivono sotto l'oppressione israeliana. Poi gli interventi di alcunì ragazzini, le parole di un oratore che ha parlato della guerra delle parole,  quando l'informazione mainstream usa la parola "ucciso", per la perdita della vita di un israeliano mentre per le vittime palestinesi sotto i bombardamenti israeliani viene usata la dizione "morti", e ha parlato di muovere guerra alla guerra, e l'intervento di una giovane liceale che non è  riuscita a trattenere le lacrime al pensiero delle migliaia di bambini uccisi e martoriati dalle bombe israeliane.

Gli interventi erano frammentati da slogan che inneggiavano alla Resistenza palestinese, alla richiesta di libertà per la Palestina, alla denuncia del terrorismo praticato dall'esercito israeliano con i bombardamenti su Gaza.  Una gran bella giornata, tra un pullulare di bandiere palestinesi, a dimostrazione che i giovani  tanto bistrattati dai giornalisti mainstream per la loro apatia, quando ci sono cause importanti sono pronti a scendere in piazza e a manifestare. Caso mai il problema sta nelle istituzioni che spesso sono sorde di fronte alla voce dei giovani, mirano a silenziarli perché chiedono cose che ai partiti istituzionali non conviene, e così viene alimentato quel fossato tra giovani e cittadini da una parte e istituzioni dall'altro. 

Un grazie all'organizzatore dell'evento, il Collettivo Bagolarə, giovani lavoratori e studenti che si propongono "di affrontare le sfide e le contraddizioni del proprio tempo attraverso un processo di continua decostruzione". Infatti il Collettivo non solo chiede il Cessate il fuoco immediato, ma denuncia la presenza in città della fabbrica di armi, un mercato che alimenta morte e disperazione tra le genti e tra i popoli, come ha giustamente denunciato Papa Francesco, e chiede l'interruzione del rapporto tra l'Università e gli Istituti di Urbino con i centri di ricerca israeliani.  In Italia un appello per il cessate il fuoco e in solidarietà al popolo palestinese è stato già sottoscritto da oltre 4000 docenti accademici e tra questi decine sono i docenti urbinati. Vedremo se le forze politiche locali, che lamentano sempre l'assenza dei giovani, sapranno valorizzare questa nuova presenza che porta freschezza, partecipazione e futuro in una città avviata con le attuali politiche ad un declino che appare sempre più inarrestabile. Sinistra per Urbino è dalla loro parte ed è pronta a interloquire e sostenere le loro tematiche. Il Consiglio Comunale, facendo seguito alla risoluzione dell'Assemblea dell'Onu, dovrebbe votare l'immediato cessate il fuoco, se vuole seguire le orme di Urbino democratica e raccogliere gli appelli di questi giovani e dei tanti cittadini che chiedono la fine dei bombardamenti.  

SINISTRA PER URBINO 11.11,2023

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